
Una recente indagine condotta dall’Università di Nottingham Trent (NTU) – nota come “The Motorcycles in the Mind’s Eye” – finanziata dal Road Safety Trust, ha svelato le reali cause psicologiche alla base dei frequenti incidenti tra auto e moto.
Le cause principali sono spiegate in 6 casistiche:
1. Modelli mentali incompleti
Gli studiosi hanno osservato che la mente umana tende a prestare attenzione agli oggetti più familiari e frequenti: ovvero l’automobile. Poiché le moto rappresentano meno dell’1 % del traffico su strada nel Regno Unito, molti automobilisti non sono preparati mentalmente alla loro presenza. Risultato? Anche se guardano nella direzione giusta, guardano senza vedere.
2. L’errore “Look But Fail To See”
Questo fenomeno noto come “guardare ma non vedere” descrive situazioni in cui un conducente può osservare un motociclista ma non processarlo come possibile minaccia o ostacolo. È un errore cognitivo, non frutto dell’indifferenza o distrazione volontaria.
3. Percezione ingannevole della velocità
Anche quando il motociclista viene effettivamente notato, la sua stima della velocità è spesso sbagliata. La moto, per via delle sue dimensioni ridotte e del contrasto visivo minore, può apparire più lenta di quanto non sia in realtà.
4. L’importanza dell’esperienza
La ricerca ha coinvolto conducenti solo automobilisti e “dual drivers” (coloro che guidano anche una motocicletta). Grazie alla realtà virtuale e all’eye-tracking, è stato dimostrato che i “dual drivers” individuano moto ben più in fretta in scenari complessi, come il sorpasso del traffico fermo..
Questo dimostra che l’esperienza diretta modifica i modelli mentali, aumentando la probabilità di riconoscere le moto in strada.
5. L’impatto positivo della consapevolezza
Dopo aver visto brevi video esplicativi sul funzionamento dei processi cognitivi coinvolti – quelli che spiegano il “guardare ma non vedere” – i risultati sono stati notevoli:
il 92 % dei conducenti ha riferito una maggiore comprensione dei pericoli;
l’88 % ha dichiarato che modificherà il proprio stile di guida, con più cautela nei confronti dei motociclisti.
Anche i motociclisti hanno trovato utile l’intervento:
il 91 % ha migliorato la propria comprensione delle dinamiche di rischio;
l’l’85 % ha intenzione di adeguarsi alla guida in funzione della maggiore consapevolezza.
6. Verso una cultura della reciproca comprensione
I ricercatori e il Road Safety Trust auspicano che questi brevi video vengano inseriti nella formazione alla patente e nelle campagne di sensibilizzazione, per favorire empatia tra automobilisti e motociclisti, senza colpe ma con conoscenza.
Conclusione
La causa principale per cui le auto non notano le moto non è la distrazione volontaria, ma una limitata esposizione e aspettativa mentale che trasforma l’atto di guardare in un semplice gesto cerebrale.
Tuttavia, con informazione mirata e un po’ di esperienza diretta, è possibile ridurre drasticamente questo fenomeno.
Interventi semplici come i video didattici mostrati nello studio della NTU rappresentano un efficace punto di partenza per migliorare la sicurezza di tutti sulla strada.

Vicepresidente dei Kawalieri di Akashi
Designer & DevOps